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Sport  06/01/2005 

LA PALLAVOLO

La storia dello sport

La Pallavolo, questo bellissimo sport, è stato inventato a "tavolino" negli Stati Uniti, alla fine del diciannovesimo secolo da William C.Morgan insegnante di educazione fisica presso l'Università di Hollyocu, nel Massachusset.
Lo scopo del suo inventore era quello di tener allenati, durante il periodo invernale, i giocatori di baseball e di rugby. I giochi conosciuti a quel tempo erano il rugby, la pallamano, il calcio, il baseball e il tennis: di tutti questi sport solo il tennis era adatto ad essere praticato in palestra, ma risultò di scarsa efficacia in quanto si potevano impiegare solo quattro giocatori al massimo. Il professore Morgan provò allora con la pallacanestro ma il tentativo fu vano, infatti le numerose regole e la diversa interpretazione e applicazione non avevano soddisfatto gli atleti. Morgan allora volle inventare (Sembra che il prof. Morgan abbia americanizzato un gioco italiano praticato nel medioevo, dove a differenza del Volley-ball americano che prevedeva solo colpi al volo, veniva data la possibilità di lasciare rimbalzare al suolo il pallone, ma comunque le fonti non sono sicurissime) un gioco del tutto nuovo ispirandosi al tennis ma invece di usare le racchette venivano usate le mani, lo chiamò Volley-Ball. Utilizzò la stessa rete del tennis portandola a due metri dal suolo, naturalmente stabilì che la palla doveva essere presa con le mani e diede la possibilità di giocare a tutti purché divisi in due squadre di uguali componenti.
Il 6 febbraio 1896, Morgan fece scendere in campo i suoi allievi per offrire ai colleghi e al preside dell'Istituto la prima dimostrazione pubblica della “minonette”. Minonette (da minon, micio) era stato il nome di un gioco con la palla praticato da nobili e dame due secoli prima in Francia, ma, nella nuova versione, venne presentato come un gioco decisamente innovativo. Una caratteristica peculiare è quella di non prevedere il contatto fisico tra i partecipanti, per cui la destrezza, la prontezza dei riflessi, la capacità di concentrazione e l'agilità prendono il posto della qualità fino ad allora primaria nelle attività sportive: la forza. La minonette era quindi destinata ad atleti non più massicci e pesanti, bensì agili, con una buona elevazione, capaci di destreggiarsi nel gioco acrobatico. Le dimensioni del campo erano molto simili a quelle del campo di tennis cioè 10 metri e mezzo di larghezza e 18 metri e 30 centimetri di lunghezza, ma mancava un'altra cosa fondamentale, quasi indispensabile, il pallone.
Inizialmente veniva usato quello di basket, ma come potete immaginare risultò troppo pesante: si ricorse allora all'uso della sola camera d'aria ma questa rallentava troppo il ritmo di gioco e falsava la direzione del colpo, dopo un po' di tempo si giunse finalmente a un pallone quasi simile a quello attuale. Le sue misure erano: da 61 a 68 centimetri di circonferenza a da 230 a 300 grammi di peso. Il gioco era molto simile al tennis e vagamente assomigliava alla pallavolo moderna, infatti la pallavolo si è evoluta col passare degli anni come accade ad ogni cosa veramente valida.
Il gioco consisteva: nell'inviare il pallone, col solo uso delle mani, nel campo avversario tramite una battuta che doveva essere effettuata dietro la linea di fondo e c'era la possibilità di commettere un errore perché erano consentiti due tentativi di servizio come nel tennis e la battuta era considerata buona se cadeva oltre i tre metri dalla rete, inoltre il pallone non doveva assolutamente toccare la rete durante il gioco e il numero di tocchi era illimitato. Gli incontri venivano giocati in set e la durata di ogni set dipendeva dal numero dei servizi corrispondenti al numero dei giocatori. In un secondo momento, per contenere la durata degli incontri si decisi di chiudere il set a 21 punti, cioè chi arrivava prima a 21 punti vinceva il set.
Nell'ultimo decennio del XIX secolo la volleyball si fa conoscere in tutta l´America.
Dapprima nelle città del Massachusetts e del New England, poi in Canada, Cuba, Brasile, Uruguay, Messico, Argentina e altri paesi dell' America latina dove il nuovo gioco trova un terreno fertilissimo. C'è un vero e proprio boom di questo sport e ovunque vengono costituite squadre, allestiti campi da gioco e organizzati piccoli campionati cittadini su scala locale. La diffusione del gioco in Oriente cominciò nel 1898 per opera di Elwood Brown, direttore specializzato in educazione fisica dell'Ymca di Manila, nelle Filippine. Brown capì subito che le caratteristiche fisiche degli asiatici si adattavano molto bene alle qualità richieste da questo sport e incoraggiò la sostituzione delle abituali sfide di football americano tra gli indigeni e i soldati americani di stanza nelle Filippine con gare di pallavolo, in cui finalmente gli asiatici poterono ottenere la rivincita sui robusti soldati americani. La pallavolo divenne rapidamente popolare in tutta l'Asia: per primi vi si dedicarono con entusiasmo i cinesi, poi i coreani e quindi i giapponesi, per i quali la pallavolo è tuttora lo sport nazionale.
Verso il 1917 il set veniva giocato sulla distanza dei 15 punti e adesso a 25 punti con l'abolizione del cambio palla.
Naturalmente lo scopo del gioco era di far cadere il maggior numero di volte possibili la palla a terra nel campo avversario e quindi cercare di conquistare più punti possibili fino ad arrivare al traguardo definito, nel nostro caso a 25.
Sfortunatamente agli inizi la pallavolo non si propagandò molto: il motivo è semplice, le regole variavano da nazione a nazione e questo frenò molto la diffusione della pallavolo agonistica. C'era chi fissava il numero di giocatori a cinque, a nove, a otto ecc. Chi fissava il numero di tocchi a quattro, a cinque. Il limite massimo dei tocchi, cioè di tre, fu fissato per la prima volta nelle isole Filippine dove comparivano le prime vere schiacciate "bomba". Per cercare di unificare tutte le regole si creò una federazione: "Federazione Internazionale dei giochi con la mano" che aveva sede a Stoccolma. Però questa federazione trascurò la Pallavolo e così l'affermazione e i miglioramenti tecnici tardarono a venire. Ma comunque questo non fermò la Pallavolo: infatti essa veniva giocata nelle spiagge, nelle fabbriche, nelle scuole e ciascuna nazione organizzava i campionati nazionali con regole proprie. La grande diffusione della Pallavolo è dovuta ai tecnici delle compagnie petrolifere, che furono i primi a praticare questo sport nei colleges, e in un secondo tempo anche ai soldati americani impegnati nella prima guerra mondiale. I primi popoli ad innamorarsi della Pallavolo, dopo gli americani, sono stati gli orientali e poi tutti gli europei dell'est e dell'ovest.
Dopo una stasi dovuta alla seconda guerra mondiale, nel 1947 si riuniscono a Parigi i rappresentanti di quindici paesi per dare vita a una federazione internazionale e uniformare le regole di questo sport. I paesi erano: Belgio, Brasile, Cecoslovacchia, Egitto, Francia, Grecia, Italia, Iugoslavia, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Ungheria, Uruguay, Usa. Più avanti vi aderiranno anche Unione Sovietica, Giappone, Bulgaria e Repubblica Democratica Tedesca. La pallavolo diviene così ufficialmente uno sport mondiale e il numero di pallavolisti nel mondo cresce rapidamente fino a raggiungere la popolarità della pallacanestro (si calcola che entrambi gli sport siano attualmente praticati da oltre 80 milioni di persone, oltre il triplo di quelle che giocano a calcio).
Nel 1948 viene effettuato a Roma il primo Campionato d'Europa, vinto dalla Cecoslovacchia, che sarà l'organizzatrice del primo Campionato Mondiale effettuato a Praga nel 1949. Grazie a queste competizioni la Pallavolo si afferma come sport agonistico di massa e viene giudicata dai membri del C.I.O uno degli sport più spettacolare. E nel 1964 la Pallavolo viene ammessa alle Olimpiadi di Tokio dove si corona il sogno di tutti i suoi seguaci, infatti proprio a Tokio viene registrato un vero trionfo di pubblico e di critica.
In Italia la pallavolo nasce ufficialmente con la costituzione della Federazione nazionale (FIPAV) il 31 marzo 1947. Nel 1955 la FIPAV viene riconosciuta dal CONI, ma bisogna aspettare gli anni '60 prima di avere il salto di qualità del nostro paese. Una buona conduzione della federazione porta a un notevole incremento di iscritti e un maggior materiale umano su cui lavorare determina a sua volta una crescita della qualità del gioco. La pallavolo italiana ottiene sempre più successi anche a livello internazionale sia con le squadre di club sia con la nazionale, vincendo la medaglia d'oro alle Universiadi di Torino del 1970. Nel 1978 arriva un altro alloro per la pallavolo italiana: la squadra nazionale conquista infatti la medaglia d'argento ai mondiali di Roma battendo in semifinale Cuba e cedendo solo di fronte ai fortissimi russi. Nel 1984 alle Olimpiadi di Los Angeles, la rappresentativa italiana si aggiudica la medaglia di bronzo, dietro Unione Sovietica e Usa. Preannunciato dalla vittoria di 3 campionati europei del 1989, l'alloro più prestigioso arriva nel 1990 quando, a Rio de Janeiro, la nazionale italiana conquista il titolo mondiale, per la prima volta nella sua storia.

(Articolo di P.G. – curatore della rubrica)

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